“Amatino” (La storia di Amato)
Sono passati già due anni da quando Amato se ne è andato lasciando un vuoto dentro tutti quanti noi. Amato aveva solo 27 anni e si portava addosso quella brutta bestia della distrofia muscolare in particolar modo quella di Duchenne. Amato era un ragazzo solare e divertente che faceva dell’ironia la sua arma migliore. Gli scherzi erano uno dei suoi maggiori passatempi e mi piace ricordarne uno in particolare. In una delle tante belle serate passate insieme all’assemblea nazionale di Lignano, si era fatta una certa e, nell’attesa di alcune persone che dovevano arrivare alla struttura per la mezzanotte, avevamo chiamato tutti i ragazzi per socializzare insieme nella nostra reception di lavoro. Fu li che mentre concludevo le ultime cose da fare si avvicinò Amato con la sua super carrozzina e mi sussurrò che aveva ideato uno scherzo fantastico a Carlo (per gli amici di Lignano soprannominato “il laziale” per la sua fede biancoceleste). In questo senso una premessa è doverosa. Sia Carlo che Amato hanno condiviso molto tempo insieme in ufficio e nelle varie attività dell’associazione ed era nata tra di loro una grande amicizia ma soprattutto Carlo era diventato per Amato il bersaglio preferito dei suoi scherzi, per la sua dolce ingenuità e per il terrore che aveva quando si parlava di multe, denunce e forze dell’ordine. Il genio di Amato aveva ideato proprio uno scherzo inerente alle forze dell’ordine pianificando una falsa telefonata ai carabinieri con tanto di risposta (finta ovviamente), che fatta con i giusti tempi, vi garantisco che sembrava più vera che finta. Non so se facesse parte del suo piano, ma la sera prima Amato aveva discusso con Carlo e non si stavano parlando, e qui entra il genio malefico di Amato che con quella telefonata voleva denunciare Carlo per maltrattamenti. Signori miei cosa successe quella sera ebbe dell’incredibile. Carlo inizialmente faceva finta di niente e apparentemente sembrava tranquillo, ma con il passar dei minuti iniziò ad agitarsi e a chiedere a me aiuto, cercando da me una conferma che ciò che stava accadendo fosse uno scherzo. Non so ancora oggi come siamo riusciti a non ridere tutti quanti. Finita la telefonata negli occhi di Carlo si intravedeva il panico più totale e quelle risate di preoccupazione verso di noi in cerca di smentite ci fecero capire che Carlo aveva creduto completamente allo scherzo. Niente, non era trapelato niente. Per la riuscita di un capolavoro di scherzo c’è bisogno anche un po’ di fortuna. E quella sera ad aiutare ancor di più Amato ci si mise la guardia di controllo della struttura che si avvicinò pian piano verso di noi. Carlo scappò via per paura di essere arrestato. Non si trovava più. Le lacrime dal ridere di quella sera non ce le scorderemo mai e il sorriso di Amato di quella sera è una delle immagini più belle che ho di lui. Mi piaceva ricordare quel momento in particolare perché Amato amava stare in mezzo a più persone possibili, esserci e vivere ogni momento con grande entusiasmo e gioia. Abbiamo passato momenti intensi e vissuto emozioni indimenticabili insieme a quel grande tenerone che era e ci fa pensare quanto sia importante ricordare, perché il ricordare ci permette di tornare quando ne sentiamo il bisogno a rivivere quei fotogrammi che ormai appartengono alla nostra anima, e li… Sorridere inconsapevolmente, proprio come oggi.