Emilia-Romagna: una delibera per il riconoscimento del caregiver familiare

La mano di una persona giovane è poggiata sulle mani incrociate di una persona anziana.

di Simona Lancioni

Il termine inglese caregiver può essere tradotto come colui o colei che si prende cura, ed in concreto designa quella figura – in genere un familiare, in larga prevalenza una donna – che volontariamente, in modo continuativo (o quasi), gratuito e responsabile, si prende cura di una persona che si trova in una situazione tale da avere necessità di assistenza (come, ad esempio, le persone con disabilità importanti, le persone anziane non autosufficienti). Un lavoro gratuito di grande rilevanza sociale al quale in Italia non è accordato nessun riconoscimento giuridico. La stessa circostanza che il termine inglese non abbia ancora un corrispettivo italiano esprime in modo eloquente il grado di attenzione riservato a questo lavoro e a chi lo svolge.

Negli anni sono state intraprese diverse iniziative volte a supportare i caregiver. Ricordo, ad esempio, quella per il prepensionamento dei genitori con figli disabili gravi o gravissimi. Segnalo quella, tuttora in corso, per riconoscimento giuridico ed economico previdenziale del caregiver familiare, portata avanti dal gruppo “La cura invisibile” attraverso un’attività di sensibilizzazione e diverse azioni legali. Tuttavia, sino ad oggi, non sono stati raggiunti i risultati sperati.

Il 25 marzo scorso l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, con la Deliberazione Legislativa n. 87, ha approvato le “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura ed assistenza)”. Non sono in grado di dire se anche altre Regioni hanno regolamentato la materia, o prevedono di farlo. Penso però che qualsiasi testo normativo si muova nella direzione del riconoscimento di questa figura vada guardato con attenzione.

Cosa prevede questa Delibera?

Essa stabilisce che la Regione Emilia-Romagna “riconosce e valorizza la figura del caregiver familiare in quanto componente informale della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari” (art. 1, comma 2). Il/la caregiver familiare è definito/a come “la persona che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura nell’ambito del piano assistenziale individualizzato (di seguito denominato PAI) di una persona cara consenziente, in condizioni di non autosufficienza o comunque di necessità di ausilio di lunga durata, non in grado di prendersi cura di sé” (art. 2, comma 1).

Il/la caregiver diventa un elemento della rete del welfare locale e, in quanto tale, previo consenso della persona assistita (o di chi ne esercita la tutela), ha accesso alle informazioni inerenti la stessa persona assistita, diventa destinatario/a di iniziative di formazione ed orientamento, partecipa alla definizione del piano assistenziale individualizzato (PAI). Lo stesso “PAI esplicita il contributo di cura e le attività del caregiver familiare nonché le prestazioni, gli ausili, i contributi necessari ed i supporti che i servizi sociali e sanitari si impegnano a fornire al fine di permettere al caregiver familiare di affrontare al meglio possibili difficoltà od urgenze e di svolgere le normali attività di assistenza e di cura in maniera appropriata e senza rischi per l’assistito e per sé medesimo” (art. 3, comma 6).

E’ previsto che i/le caregiver si dotino di proprie rappresentanze e che queste siano sentite nell’ambito della programmazione sociale, socio-sanitaria e sanitaria. L’articolo 4 definisce gli interventi  a favore del /la caregiver familiare individuando quelli spettanti alla Regione e quelli a carico dei Comuni e delle AUSL. In tutti i casi è posto il limite delle risorse disponibili. In base alla Delibera, la Regione prevede azioni a supporto del caregiver familiare; promuove forme di sostegno economico attraverso l’erogazione dell’assegno di cura e di interventi economici per l’adattamento domestico; può favorire accordi con le rappresentanze delle compagnie assicurative che prevedano premi agevolati per le polizze eventualmente stipulate dal caregiver familiare che opera nell’ambito del PAI per la copertura degli infortuni o della responsabilità civile collegati all’attività prestata; promuove intese ed accordi con le associazioni datoriali, tesi ad una maggior flessibilità oraria che permetta di conciliare la vita lavorativa con le esigenze di cura; cura programmi di aggiornamento degli operatori sociali, socio-sanitari e sanitari sui temi legati alla valorizzazione dei/lle caregiver familiari e sulla relazione e comunicazione con gli stessi. E’ invece compito dei Comuni e delle AUSL assicurare al/la caregiver familiare l’informazione, l’orientamento e l’affiancamento nell’accesso ai servizi necessari ai fini assistenziali; la formazione e l’addestramento finalizzati al corretto svolgimento del lavoro di cura; il supporto utile ad evitare l’isolamento ed il rischio di burnout, inteso come esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano attività di cura, anche attraverso l’attivazione di reti solidali, il supporto psicologico e la partecipazione a gruppi di auto mutuo aiuto di caregiver familiari; la definizione del responsabile delle cure nell’ambito del PAI della persona assistita; l’individuazione di soluzioni condivise nelle situazioni di emergenza personale od assistenziale segnalate dal caregiver familiare, con possibile piano per fronteggiare l’emergenza o la ridefinizione del PAI stesso qualora la situazione imprevista assuma carattere di stabilità; il sollievo di emergenza e di tipo programmato; la domiciliarizzazione delle visite specialistiche nei casi di difficoltà di spostamento dell’assistito, compatibilmente con la disponibilità del personale medico e l’organizzazione dei servizi sanitari.

E’ stabilita inoltre una procedura di formalizzazione o certificazione delle competenze maturate nell’attività di assistenza e cura prestata in qualità di caregiver familiare spendibile ai fini dell’accesso al lavoro, o del reinserimento lavorativo, dello/a stesso/a caregiver.

Infine, per sensibilizzare la comunità sul valore sociale del caregiver familiare, è  istituito il “Caregiver day”, da celebrarsi ogni anno l’ultimo sabato di maggio.

 

Ultimo aggiornamento: 11.09.2014

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