Del. C. 9 aprile 2002, n. 60

Delibera del Consiglio Regionale

Piano sanitario regionale 2002-2004 – Linee guida per la formazione del Piano integrato sociale 2002-2004- Modifica dell’Allegato 1 della deliberazione del Consiglio regionale1 febbraio 2000, n.31 (Istituzione delle Commissioni regionali per l’accreditamento ai sensi della legge regionale 23 febbraio 1999, n.8 e successive modificazioni).

Del. C. 9 aprile 2002, n. 60

Piano sanitario regionale 2002-2004 – Linee guida per la formazione del Piano integrato sociale 2002-2004- Modifica dell’Allegato 1 della deliberazione del Consiglio regionale1 febbraio 2000, n.31 (Istituzione delle Commissioni regionali per l’accreditamento ai sensi della legge regionale 23 febbraio 1999, n.8 e successive modificazioni). (BU n. 79, suppl., dell’08.05.02)

Abbiamo pensato di riportare soltanto le parti del documento da noi ritenute più significative per il settore della disibilità, ricordiamo che la versione integrale del testo del Piano sanitario regionale 2002 – 2004 è consultabile sul sito internet della Regione Toscana.

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1.4. I valori del Sistema Sanitario Toscano
La salute è un diritto dei cittadini e la tutela della salute è il fine del servizio sanitario regionale.
Quello di seguito riportato è il sistema di valori costitutivi del modello di sanità scelto dalla Regione Toscana:

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Attenzione ai più deboli. Il servizio sanitario presta particolare attenzione ai bisogni dei soggetti più deboli (bambini, anziani, disabili fisici e psichici, malati cronici, persone in difficoltà economica). Rappresentano altresì priorità di tutela i bisogni di salute della donna e quelli inerenti il lavoro.

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2.1.10. I servizi per le persone anziane
Si prevede che saranno più di 800.000 i cittadini toscani con 65 anni o più nel 2005, e di questi quasi 250.000 avranno 75 anni o più. La maggioranza di questi anziani (circa l’80%) sarà autonoma ed in salute, purché supportata da un ambiente sociale, abitativo e di sicurezza economica adeguato. Il grado di autosufficienza socio-sanitaria dovrà essere commisurato ai parametri definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Circa 86.000 persone si troveranno nella necessità di ricevere un aiuto saltuario per svolgere azioni relativamente complesse, circa 61.000 dovranno essere aiutate ogni giorno anche se non in modo costante, mentre da 22.000 a 28.000 persone avranno la necessità di una assistenza costante, essendo impedite nelle funzioni essenziali per la vita quotidiana. Questo scenario può essere migliorato ritardando l’insorgenza della disabilità con azioni di prevenzione, soprattutto rivolte a quella fascia di anziani che rischia di perdere la propria autonomia per l’insorgere di una patologia acuta o per progressiva perdita di funzioni (anziani “fragili”). La prevenzione della disabilità è quindi una sfida che la Toscana intende affrontare soprattutto a livello del territorio, ma anche ponendosi il problema dell’appropriatezza e dell’accessibilità delle cure per gli anziani con patologia acuta.
Qualunque condizione di disabilità è compatibile con la permanenza al proprio domicilio, purché vi sia una rete familiare, amicale e sociale disponibile e soprattutto adeguatamente appoggiata con programmi assistenziali personalizzati ed appropriati. La Regione Toscana intende valorizzare ed incentivare la permanenza al domicilio degli anziani disabili, purché ve ne siano le condizioni, appoggiando in questo le famiglie e la rete sociale. Intende inoltre impegnarsi ulteriormente per offrire una assistenza adeguata e dignitosa a coloro che non possono rimanere al proprio domicilio. A tal fine, si impegna ad ampliare la rete territoriale di supporto agli anziani e alle famiglie, e nel contempo a personalizzare e qualificare l’offerta istituzionale per gli anziani disabili. Il presente Piano sanitario regionale si pone l’obiettivo primario di promuovere una stretta collaborazione fra Enti locali, Sanità e terzo settore non profit per adeguare e gestire i servizi di assistenza agli anziani.
L’adeguatezza rispetto al bisogno dei servizi agli anziani, soprattutto di quelli domiciliari, sarà oggetto di valutazione nel triennio, anche mediante la presentazione al Consiglio regionale da parte della Giunta regionale di report annuali di verifica dei risultati conseguiti in ordine alla realizzazione di progetti socio – sanitari integrati da parte delle zone-distretto, tesi a dimostrare altresì il grado di apprezzamento e di soddisfazione delle comunità locali.
Obiettivi
– Prevenire la disabilità
Interventi di prevenzione primaria finalizzati a mantenere la mobilità fisica e psicologica degli anziani; appropriatezza delle cure negli ospedali per acuti e di riabilitazione.
– Allargare e qualificare l’offerta di assistenza domiciliare
Migliore integrazione sanitaria e sociale. Inserimento nelle attività di assistenza domiciliare del “terzo settore” e del privato. Ampliamento dell’assistenza domiciliare e dell’assistenza domiciliare integrata
– Adeguare e qualificare l’offerta residenziale
Personalizzazione del programma assistenziale, adeguamento e qualificazione dell’attività residenziale, revisione dei criteri di accreditamento.

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5.2.2.2. Gli ambiti operativi
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3. Sport e salute
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creare le condizioni per favorire una maggiore attività fisica degli anziani, delle donne e dei disabili.

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4. Medicina legale
I servizi di medicina legale si trovano ad affrontare mutamenti profondi a causa di molteplici fattori, che hanno agito esternamente ed internamente al servizio sanitario regionale. Si pensi al complesso principio d’autonomia decisionale, che ha riflessi profondi in campo etico, deontologico e giuridico, medico legale e che ha trasformato il quadro d’intervento dei servizi sanitari da monodisciplinare a multidisciplinare o spesso a multiprofessionale; questo ha portato alla richiesta di percorsi e prestazioni appropriate nel quadro più complesso di un’organizzazione sanitaria costruita su percorsi assistenziali.
In questo quadro la medicina legale è ormai chiamata non più solo ad erogare prestazioni, ma ad agire su aree di lavoro complesse, quali quelle della tutela dei minorati, della sicurezza sociale, della certezza dell’accertamento della morte, del diritto al lavoro, della bioetica, della tutela dei diritti dei cittadini, dell’appropriatezza delle prestazioni e della prevenzione dei conflitti.
La medicina legale agisce pertanto all’interno dell’organizzazione sanitaria con una funzione trasversale, assicurando il proprio intervento in ambito territoriale ed ospedaliero e a favore di tutti i settori dell’organizzazione aziendale.
Costituiscono obiettivi specifici per il triennio del Piano sanitario regionale:
· il contenimento dei tempi per il rilascio delle certificazioni di competenza, in particolare la riduzione dei tempi di attesa per le visite collegiali per l’invalidità civile, l’handicap e la disabilità di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili);
· l’adozione di procedure uniformi sul territorio regionale nel rispetto delle normative sul procedimento amministrativo per il rilascio delle certificazioni, in particolare, la messa a punto della rete sull’invalidità civile in coordinamento con i comuni;
· la partecipazione ai collegi per l’accertamento e la certificazione della realtà della morte;
· la partecipazione ai Comitati di etica professionali locali;
· l’attività di consulenza, anche in collaborazione con l’ufficio del Difensore civico, in materia di responsabilità professionale e di prevenzione dei conflitti, anche attraverso l’adozione di specifici indirizzi da parte della Giunta regionale.
Le attività da svolgere sono pertanto:
· informazione, accertamento, controllo e certificazione in ambito di diritto al lavoro, stato di salute, incapacità lavorativa, temporanea e permanente, invalidità civile, handicap, idoneità e compatibilità al lavoro;

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5.3.1.3. La disabilità.
In Toscana le politiche assistenziali per le persone disabili portatrici di handicap hanno registrato un forte sviluppo ed articolazione, in riferimento alla differenziazione dei bisogni. Anche alla luce delle indicazioni contenute nell’atto di indirizzo e coordinamento sulla integrazione socio-sanitaria di cui al d.p.c.m. 14 febbraio 2001, attualmente è necessario portare a compimento l’attivazione del sistema di servizi, ma anche aggiornare gli obiettivi, le strategie e gli strumenti organizzativi definiti dal precedente Piano sanitario regionale e dagli accordi che hanno caratterizzato la definizione del modello Toscano dei servizi alle persone disabili.
La Regione garantisce il diritto di condurre un’esistenza libera e dignitosa a tutte le persone affette da tutte quelle patologie che comportino, anche in via temporanea, significative riduzioni dell’autosufficienza e necessità continuativa di prestazioni ospedaliere.
A tal fine, inserisce tra gli obiettivi della pianificazione sanitaria: la promozione di campagne di prevenzione specificatamente orientate a fasce di utenza sopraesposte all’insorgenza delle suddette patologie; l’attuazione di strategie educative per il mantenimento dell’autonomia e dell’autosufficienza residua unitamente all’eventuale recupero degli esiti invalidanti; la realizzazione di un sistema di servizi di assistenza domiciliare integrata e di ospedalizzazione domiciliare che consenta la permanenza del malato/a nel contesto affettivo e sociale di riferimento e la valorizzazione di tutte le sue potenzialità e capacità.
a)Linee programmatiche
Confermando l’obiettivo di finalizzare gli interventi al raggiungimento della massima autonomia d integrazione della persona disabile nel contesto familiare e nella vita sociale, è necessario dare completa attuazione alla legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72 (Organizzazione e promozione di un sistema di diritti di cittadinanza e di pari opportunità: riordino dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari integrati) per quanto concerne i percorsi d’inserimento lavorativo, scolastico e sociale ed assicurando le necessarie forme d’integrazione e coordinamento con quelle più propriamente assistenziali e riabilitative
Occorre a tal fine aggiornare i criteri di valutazione dei bisogni, dalla fase d’accertamento a quella progettuale e differenziare il ventaglio dell’offerta con particolare attenzione alla sua appropriatezza rispetto alla domanda.

Principi fondamentali di riferimento sono:
· assicurare la presa in carico del soggetto in funzione della unitarietà dell’intervento;
· dare continuità al percorso assistenziale attraverso l’individuazione di specifiche responsabilità degli operatori;
· ridefinire le modalità di compartecipazione sanitaria e sociale in relazione ai centri assistenziali diurni, alla luce dell’Atto di indirizzo di cui al d.p.c.m.14 febbraio 2001, secondo i criteri definiti al paragrafo 3.2.4.;
· coordinare i servizi ai quali la persona disabile intende accedere, per garantire la piena realizzazione del piano individuale di recupero ed inserimento;
· rivedere i requisiti organizzativi e dimensionali delle strutture residenziali e semiresidenziali in ordine alle loro finalità riabilitative e sociali;
· definire le modalità di valutazione del grado di raggiungimento dei risultati e della qualità degli interventi;
· garantire la riabilitazione del disabile in forme appropriate per mantenere e potenziare le sue capacità residue, limitando le inevitabili complicanze;
· promuovere l’applicazione delle normative regionali sul superamento delle barriere architettoniche e per facilitare la mobilità dei soggetti disabili.
b) Impegni per il triennio
Le aziende unità sanitarie locali si impegnano a:
· confermare gli organi tecnici gruppo operativo interdisciplinare funzionale e gruppo operativo multidisciplinare (GOIF, GOM), le procedure e gli strumenti d’intervento progetto abilitativo riabilitativo globale (PARG) previsti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) e dal progetto obiettivo “handicap” 1999-2001;
· rivedere la struttura funzionale di coordinamento e gestione operativa dei piani assistenziali individuali, per garantire l’apporto sinergico delle distinte competenze professionali, il collegamento organico tra prestazioni sociali e sanitarie ed il rapporto organico tra il momento gestionale e quello di programmazione e destinazione delle risorse a livello di zona-distretto;
· individuare percorsi assistenziali in ordine alle disabilità croniche con ridefinizione dei servizi d’assistenza residenziale e diurna;
· assicurare l’assistenza domiciliare e promuovere, dove possibile, la vita indipendente del cittadino disabile, sinergicamente con gli interventi sociali previsti nelle azioni del Piano regionale integrato sociale 2001 per la vita indipendente e il “dopo di noi”; saranno valorizzate modalità, anche sperimentali, d’offerta di prestazioni economiche equivalenti alla quota sanitaria dei servizi residenziali, alternative, su scelta dell’interessato, ai servizi residenziali medesimi, al fine di favorire il mantenimento alla vita autonoma a domicilio dei soggetti disabili riconosciuti gravi.
La Giunta regionale, entro il primo anno di vigenza del presente Piano sanitario regionale, adotta i provvedimenti di seguito indicati:
· direttive per la ridefinizione del sistema dei servizi a favore dei disabili, in riferimento ai criteri e agli indirizzi contenuti nel d.p.c.m. 14 febbraio 2001 sull’integrazione socio sanitaria e ai livelli d’assistenza socio sanitaria, di cui all’allegato 3;
· disposizioni in ordine ai processi autorizzativi e d’accreditamento per le strutture e i servizi assistenziali pubblici e privati per disabili, con l’identificazione di parametri strutturali ed organizzativi di riferimento, idonei alla realizzazione dei programmi individuali d’assistenza e d’inserimento e reinserimento sociale, con riferimento alle indicazioni di cui al paragrafo 3.2.4.6.
c) La disabilità neuropsichica.
La disabilità neuropsichica richiede considerazioni particolari sia per le peculiarità della patologia che per la tradizione di solidarietà che caratterizza la Regione Toscana. Nell’ambito della disabilità neuropsichica la Regione Toscana riconosce la specificità della disabilità intellettiva, in quanto essa incide in maniera pesante su tutte le abilità personali e quindi sull’autonomia e capacità di rappresentarsi dell’individuo. Negli ultimi anni è stata utilizzata la metodologia della concertazione con le associazioni e le fondazioni non profit che, storicamente, hanno costituito la rete dei servizi in favore delle persone disabili. Attraverso una serie di accordi è iniziata l’azione di qualificazione e diversificazione dei servizi, fermo restando le necessarie collaborazioni con l’U.F. infanzia e adolescenza di cui al paragrafo 5.3.2.8., lettera c), innalzando i livelli qualitativi degli stessi in un quadro programmatorio e di risorse economiche definite.
La scelta d’assicurare alle persone con grave disabilità interventi qualificati per tutta la vita, in linea con i principi di solidarietà sociale e con quanto ormai consolidato a livello scientifico, ha consentito alla Regione Toscana, diversamente da altri modelli regionali, di garantire anche agli interventi a durata indeterminata, le risorse tecnico professionali proprie della fase di riabilitazione estensiva.
Nel quadro delineato occorrono ulteriori interventi tra cui il passaggio delle residenze assistenziali per disabili ad una fase d’accreditamento e la sperimentazione del modello di Comunità Alloggio, procedendo, parallelamente, all’adeguamento e classificazione dei servizi sorti sulla base delle precedenti normative.
All’interno di questi indirizzi gli accordi sviluppati tra la Regione, le aziende unità sanitarie locali e il coordinamento dei centri di riabilitazione hanno portato questi ad essere partner riconosciuti e pienamente inseriti nella rete dei servizi delle aziende unità sanitarie locali, consolidando la continuità dei medesimi ed i relativi legami territoriali. La Giunta regionale, entro tre mesi dalla vigenza del Piano sanitario regionale, adotta gli schemi di percorso assistenziale per la persona disabile.

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5.3.2.8. La riabilitazione
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Il precedente Piano sanitario regionale ha attivato un impegno rilevante a carattere regionale per quanto riguarda in particolare la rete integrata dei servizi ed il percorso assistenziale riabilitativo, che viene confermato nelle sue linee generali.
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Al fine di una piena attuazione delle indicazioni programmatiche contenute nel precedente Piano sanitario regionale, costituiscono impegni generali nel triennio:
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3) la migliore definizione del mandato assistenziale delle strutture nella rete integrata dei servizi riabilitativi, sulla base degli interventi diagnostici e terapeutici di competenza, dei livelli d’intensità assistenziale, della caratterizzazione sanitaria o socio sanitaria, della tipologia di disabilità trattata e della durata dell’intervento, nonché della valenza interdisciplinare al fine della presa in carico del soggetto;
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Le aziende sanitarie si impegnano a realizzare tutti gli interventi necessari:
a) per sostenere e sviluppare la rete integrata dei servizi territoriali di assistenza riabilitativa”, tra cui i centri di prevenzione e riabilitazione visiva, di cui alla legge 287/1997, prevedendo anche:
· modalità di raccordo tra i diversi regimi di erogazione delle prestazioni e all’interno di questi, tra le strutture previste dal percorso assistenziale, al fine di assicurare la continuità assistenziale;
· rilevazione del percorso assistenziale in termini di processo e di prodotto fornito;
per assicurare un ricovero ospedaliero appropriato in caso di necessità, con riferimento in particolare ai soggetti portatori di disabilità neuropsichiche. A tal fine le aziende unità sanitarie locali prevedono, all’interno dei reparti ospedalieri, spazi di ricovero specificatamente dedicati e riservati all’utente e all’eventuale assistente personale;
per assicurare una adeguata assistenza specialistica. Anche per l’erogazione di prestazioni specialistiche l’azienda unità sanitaria locale regolamenta l’accesso alle stesse, prevedendo canali preferenziali a favore di soggetti portatori di disabilità neuropsichiche;
per assicurare che le attività riabilitative per i minori con disabilità neuropsichiche siano erogate con l’apporto delle competenze necessarie ed il coinvolgimento dell’Unità funzionale infanzia e adolescenza del Dipartimento di Salute Mentale.

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5. potranno concorrere alla realizzazione del polo Università, enti e soggetti, pubblici e privati, con particolari competenze specialistiche nel campo riabilitativo e della ricerca.
La Giunta regionale, previa valutazione positiva del progetto, promuove la sottoscrizione di apposito protocollo d’intesa tra tutti i soggetti interessati per la realizzazione del nuovo polo riabilitativo di Volterra.
e) Percorso assistenziale per l’assistenza odontoiatrica ai soggetti disabili non cooperanti
Un’attenzione specifica deve essere dedicata all’assistenza odontoiatra dei cittadini disabili non cooperanti. A tale fine, la Giunta regionale entro il primo anno di vigenza del presente Piano sanitario regionale individua e promuove lo sviluppo di servizi qualificati per la diagnosi e la cura delle patologie odontoiatriche garantendo uniforme distribuzione sul territorio regionale e tenuto conto dalle esperienza consolidate.
f) L’assistenza protesica.
Al fine di una piena attuazione delle indicazioni programmatiche contenute nel precedente Piano sanitario regionale, ed in relazione ai principi di razionalizzazione della spesa e di efficacia ed efficienza delle prestazioni erogate, la Giunta regionale, entro il primo anno di vigenza del Piano sanitario regionale, adotta provvedimenti al fine di:
· ridefinire, anche sulla base delle direttive ministeriali, la normativa relativa alle modalità di fornitura dei dispositivi per ricondurre la prestazione protesica nell’ambito del progetto
riabilitativo globale;
· attuare la formazione del personale incaricato della prescrizione protesica ai fini dello sviluppo dell’appropriatezza;
· monitorare a livello d’azienda unità sanitaria locale le procedure pubbliche d’acquisto dei dispositivi protesici prodotti in serie, di cui all’elenco n. 2, allegato al decreto del Ministero sanità 332/1999;
· monitorare le attività dei centri di consulenza e documentazione ausili realizzati dalle aziende unità sanitarie locali, anche in relazione con gli impegni assunti nel settore degli ausili elettronici ed informatici legati alla comunicazione, all’apprendimento e al controllo ambientale nei confronti di persone in situazioni di disabilità;
· consolidare, sulla base del monitoraggio di cui al punto precedente, le attività dei predetti centri;
E’ da notare inoltre che l’attuale regime di erogazione dell’assistenza protesica, di cui al decreto Ministero sanità 332/1999 presenta aree di problematicità, soprattutto in quanto non sono sempre ben distinti gli interventi sanitari, quelli a carattere socio – sanitario e quelli sociali, come anche non sono sempre ben definite le competenze per l’integrazione lavorativa, scolastica e professionale. Inoltre, nell’ambito degli interventi sanitari, non sono ben definiti quelli connessi ad un programma terapeutico – riabilitativo e quelli legati alle situazioni di cronicità.
Tali criticità comportano difficoltà sia dal punto di vista dell’appropriata erogazione delle prestazioni, sia della definizione della competenza economica. A tal fine la Giunta regionale, entro il primo anno di vigenza del Piano sanitario regionale, provvede ad approfondire le problematiche sopra evidenziate al fine di una ridefinizione dell’assistenza protesica, individuando soluzioni appropriate per ciascuna categoria assistenziale, nonché a favorire collaborazioni interaziendali e partecipazioni di produttori privati, anche in forme sperimentali, in attività di personalizzazione e produzione di ausili, ortesi e protesi e di gestione delle attività di ricondizionamento degli stessi ai fin del loro riutilizzo.
g) La riabilitazione / abilitazione neuropsichica
Il Piano sanitario regionale riconosce e fa proprio il rinnovamento dell’approccio al disabile, che si evince nelle più recenti classificazioni internazionali, che tiene conto soprattutto delle abilità esistenti o residue piuttosto che delle disabilità; pertanto per le patologie neuropsichiche, in continuità con il precedente Piano sanitario regionale, si coniuga il termine riabilitazione con quello di abilitazione, riconoscendo l’importanza dell’intervento precoce per ridurre le conseguenze della disabilità.
La Regione attribuisce un ruolo determinante agli interventi terapeutici, continuativi e protratti nel tempo, erogati in favore delle persone disabili, sia per consentire loro di raggiungere più alti livelli di abilità che di impedirne o ritardarne il declino, assumendo un quadro di riferimento, da sviluppare con il presente Piano sanitario regionale, delineato dagli accordi con i centri di riabilitazione, attuativi delle disposizioni dei precedenti Piani sanitari regionali.
Le aziende unità sanitarie locali, sulla base degli indirizzi della Giunta regionale, concordano annualmente con le strutture del proprio territorio tipologia e quantità di prestazioni riabilitative/abilitative, in un quadro strategico pluriennale di integrazione dei servizi definito dalla programmazione regionale.

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2.4.2 Disabilità
PRESTAZIONI O ATTIVITA’
– Accertamento di persona handicappata ai sensi dell’articolo 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), secondo le modalità di cui all’articolo 4 della medesima legge ed accertamento di invalidità ai sensi della legge 15 ottobre 1990, n. 295 (Modifiche ed integrazioni all’articolo 3 del D.L. 30 maggio 1988, n. 173 , convertito, con modificazioni, dalla L. 26 luglio 1988, n. 291, e successive modificazioni, in materia di revisione delle categorie delle minorazioni e malattie invalidanti);
– Formulazione dei progetti abilitativi riabilitativi globali e dei relativi piani di intervento;
– Erogazione, in forma coordinata ed integrata, di prestazioni di assistenza diretta alla persona, assistenza infermieristica, riabilitazione funzionale, di consulenze specialistiche, in ambito domiciliare (individuale e collettivo), ambulatoriale, semiresidenziale e residenziale, ed in altri spazi di vita;
– Interventi socio – assistenziali di rilievo sanitario di cui al d.p.c.m. 14/2001, attivati a sostegno delle prestazioni sanitarie del presente livello.
2.4.3 Assistenza protesica
PRESTAZIONI O ATTIVITA’
– Fornitura delle protesi e degli ausili tecnici inclusi nel Nomenclatore – tariffario, di cui all’ultimo comma dell’art. 26, legge 23 dicembre 1978, n. 833 (Istituzione del Servizio sanitario nazionale) e all’articolo 8, comma 5, della legge 449/1997.

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